Pensereste mai che dentro la mente fantasiosa di un bambino, quello che vediamo giocare e sorridere tutti i giorni, possa in realtà celarsi un lato crudele e spietato? William Golding ha scritto questo romanzo come se fosse un vero e proprio esempio per la società, infatti egli ritiene che la cattiveria è insita nell’animo umano a qualsiasi età.
Gli uomini producono il male
come le api producono il miele.
Si narra, infatti, che il romanzo sia stato ispirato da un esperimento sociale condotto, dallo stesso autore, nella classe di quarta elementare dove insegnava. Golding divise i ragazzi in due gruppi e gli lasciò la piena libertà di dibattere su vari argomenti, inizialmente con la supervisione dell’insegnate ma successivamente uscì dall’aula. I ragazzi a questo punto erano completamente liberi e il semplice dibattito sfociò in altro…
Le più grandi idee sono le più semplici
Nel libro “Il signore delle mosche” tutto inizia in modo molto confuso, un disastro aereo, la morte di tutti gli adulti, la consapevolezza di essere in un’isola in balìa della giungla e dell’oceano. Ma i coraggiosi piccoli naufraghi vivono quest’esperienza inizialmente con grande gioia tanto da far capriole ovunque.
La prima cosa a cui si abituarono fu il ritmo del lento passaggio dall’alba al rapido crepuscolo.
Accettavano i piaceri del mattino, il bel sole, il palpito del mare,
l’aria dolce, come il tempo adatto per giocare, un tempo in cui la vita era così piena
che si poteva fare a meno della speranza.
Vediamo il mondo e i dialoghi (spesso poco maturi) dei bambini e ragazzi, interessati più al gioco e al divertimento che al mantenimento della loro stessa vita. Nonostante ciò però riescono a organizzarsi in una “società ordinata” scegliendo un capo e definendo alcune regole precise. Ma le differenze tra i ragazzi e i bambini del gruppo sono troppe come anche le paure costanti e inquietanti. Infatti, l’ordine viene facilmente inghiottito dal caos, dall’odio, dall’invidia e dalla paura che trasformerà un gruppo in selvaggi.I paesaggi descritti da Golding affascinano e nutrono il lettore come se si trovasse in quei posti a volte meravigliosi e altre terribilmente paurosi. Un’isola che cambia con l’umore dei personaggi e con la storia stessa, inizialmente è un vero e proprio paradiso e poi si trasforma in un inferno d’odio e fiamme.
I ricordi di una vita così normale sono ancora ben vividi nelle menti dei ragazzi quasi da diventare vere e proprie allucinazioni. La maestria della scrittura di Golding ci permette di vivere a pieno le inquietudini e le passioni dei personaggi come se fossimo con loro, come se stessimo vivendo noi stessi le loro difficoltà.
C’erano i libri… stavano sullo scaffale accanto al letto, tutti un po’ inclinati, e due o tre stavano sempre per traverso, a pancia in giù, perchè lui non aveva avuto la pazienza di metterli a posto per bene. Avevano le orecchie ed erano pieni di scarabocchi. […] Li rivide chiaramente, gli pareva che a tender il braccio li avrebbe potuti toccare e prendere, sentiva quasi il peso e il fruscìo sommesso con cui veniva giù il grosso volume dell’Enciclopedia dei ragazzi”… Tutto era al suo posto tutto andava bene,
in un mondo pieno di buon umore e di amicizia.
Il signore delle mosche è un libro sicuramente consigliato per i lettori più giovani. Molti lo leggono per la scuola altri vengono avvicinati a Golding dai genitori o amici… ma sia durante l’infanzia che anche nel periodo adolescenziale il significato profondo del libro e l’intreccio filosofico che ne ha ispirato la scrittura, potrebbe non essere compreso appieno. Come inoltre potrebbe risultare troppo infantile per i lettori veterani. Consiglio sicuramente la lettura per poter avere un proprio parere in merito e aggiungo che è un libro perfetto da leggere in spiaggia accompagnati dal dolce suono del mare.
Pro:
Semplice
Belle descrizioni degli ambienti
I personaggi mutano i loro comportamenti
Contro:
I dialoghi potrebbero risultare infantili (ma naturalmente devono esserlo)
Acquista Genere: Adolescenti e ragazzi
Editore: Mondadori
Formato: Brossura
Pubblicato: 1958
Lingua: Italiano
Pagine: 239
Nel corso di un conflitto planetario, un aereo precipita su un’isola deserta. Sopravvivono solo alcuni ragazzi, che provano a riorganizzarsi senza l’aiuto e il controllo degli adulti. I primi tentativi di dare vita a una società ordinata hanno successo, ma presto esplodono tensioni latenti ed emergono paure irrazionali e comportamenti asociali: lo scenario paradisiaco dell’isola tropicale si trasforma in un inferno. Il Signore delle Mosche (il titolo, scelto da T.S. Eliot, allude a Satana) è un romanzo a tesi in cui Golding si serve delle forme dell’utopia negativa (“distopia”) per mettere a nudo gli aspetti più selvaggi e repressi della natura umana ed esporre la sua concezione del mondo e dell’uomo.
Frasi sottolineate
Continuarono a camminare, vicini ma separati da tutto un mondo di esperienze e di sentimenti diversi, incomunicabili.
Solo un’impressione. Ma sembra che invece di andare noi a caccia, ci sia… qualcuno che dà la caccia a noi.
A occidente, il sole era come una goccia d’oro ardente che scivolava sempre più giù, sempre più vicino alla soglia del mondo. Tutto a un tratto si resero conto che la sera significava la fine della luce e del calore.
Le fiamme, come se fossero dotate d’una loro vita selvaggia, avanzarono, come un giaguaro che striscia sul ventre, verso una linea di alberelli, una specie di betulle, che orlavano un’estremità della roccia rosea.
Quaggiù, quasi a livello del mare, si poteva seguire con l’occhio l’eterna vicenda delle onde che si gonfiavano e passavano. Si stendevano per miglia e miglia, non avevano nulla in comune con le onde della spiaggia né con la fitta increspatura delle acque basse. Percorrevano tutta la lunghezza dell’isola con l’aria di non occuparsene e di badare ad altro: non sembravano tanto delle onde in movimento quanto un gigantesco alzarsi e abbassarsi di tutto l’oceano. Ora il mare veniva succhiato in giù, si ritirava con cento cascate e cascatelle d’acqua, sprofondava sotto le rocce, lasciando una frangia d’alghe appiccicate come capelli lucenti; poi si fermava, si riprendeva e si alzava con un rombo, gonfiandosi irresistibilmente a coprire la punta e le alghe, si arrampicava sulla piccola parete a picco, spingeva alla fine un braccio di schiuma su per il varco tra due rocce, fino a pochi metri da lui, per raggiungerlo con le sue dita bagnate.