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I nostri cuori chimici - Krystal Sutherland

Un legame chimico di parole meravigliose che insegnano a vivere.

Un legame diretto tra i protagonisti del libro e il lettore.

Ecco cos'è questo libro. Sembra all'apparenza la classica storia tra i banchi di scuola, lei è nuova e lui è un po' imbranato, ma in realtà dietro una trama così semplice si nasconde un romanzo bellissimo che vi caricherà di molecole d'endorfine.

Henry Page è un diciassettenne che vuole quello che hanno i suoi genitori, ovvero un amore straordinario. Grace invece vuole essere dimenticata dall'intero universo.

"Sentirsi insignificante non è esattamente una gran cura per l'infelicità." "Lo è eccome, invece. Quando alzo gli occhi verso il cielo notturno,

mi ricordo di non essere altro che cenere di stelle morte da tempo.

Un essere umano è una collezione di atomi

che si riunisce in uno schema ordinato

per un breve periodo di tempo e poi si separa di nuovo.

Il mio essere tanto piccola mi conforta."

Tra loro due c'è molta chimica, ma c'è anche il passato di lei che come un'ombra minacciosa li segue dovunque, sempre pronto a separarli. Grace si veste in modo strano, per la precisione da maschio, con magliette e pantaloni tre o quattro volte più grandi della sua misura, ma il suo modo di apparire non è l'unica cosa particolare in lei. Grace è unica anche nel modo di comportarsi e Henry si innamorerà di lei e delle sue unicità. In comune entrambi hanno la passione per la scrittura, ma mentre Grace riesce anche ad esprimersi bene oralmente, Henry invece è troppo impacciato e imbarazzato anche solo per parlare di sé.

"Potrei andare a casa scriverti un saggio sul perché non ho mai avuto una ragazza,

e sarebbe fantastico. Ma io... diciamo che faccio abbastanza schifo a raccontare le storie

quando non sono su carta." "Quindi tu prepari tutto? Filtri tutto?" "Detto così suona deprimente, ma sì. Credo." "Be', sbagli. Perdi l'elemento grezzo, la verità di chi sei, se passi prima tutto al setaccio."

Grace lo spingerà verso confini da lui mai valicati sia fisicamente che mentalmente. Lei sarà la sua prima ragazza, lei sarà a suo modo un trampolino verso l'universo dell'amore e della perdita, gli farà guardare il mondo con una prospettiva diversa e gli farà dimenticare chiunque quando lei gli orbiterà intorno.

Grace era la mia droga preferita

Henry è veramente e consapevolmente dipendente da Grace. Un amore che crescerà tra mille difficoltà. Il segreto che nasconde Grace pian, piano però si mostrerà sempre più ingombrante, sempre più prepotente, fino a quando verrà alla luce e sconvolgerà il loro rapporto. Ma in realtà cambierà soprattutto Henry, gli mostrerà quanto ciò che prova adesso possa essere quasi insignificante messo in confronto con il passato di Grace. Un romanzo sicuramente da aggiungere alla vostra lista di libri da leggere, fossi in voi lo farei passare direttamente in lettura. Ho amato moltissimo dialoghi di questo libro e ho amato i due protagonisti e coloro che facevano di contorno, come gli amici di Henry e anche sua sorella, ho adorato la copertina del libro (soprattutto anche perché è uguale all'originale la trovate sotto) e il luogo dove entrambi passeranno del tempo a dare da mangiare ai pesci (ispirato a un posto realmente esistente, un vecchio centro commerciale abbandonato di Bangkok) e infine mi è piaciuta immensamente la frase:

Sei una straordinaria collezione di atomi Hanry Page.

Pagine: 238

Editore: Rizzoli

Data d'uscita: 24 novembre 2016

Henry Page ha 17 anni e non si è mai innamorato. Paradossalmente, la colpa è del suo inguaribile romantici­smo: Henry è da sempre così aggrappa­to al sogno del Grande Amore da non aver lasciato spazio alle cotte che da anni elettrizzano le vite dei suoi amici. Non è una scena da film nemmeno il primo incontro con Grace Town: Grace cammina con il bastone, porta vesti­ti da ragazzo troppo grandi per lei, ha sempre lo sguardo basso. Complice il giornale della scuola, Henry se la ritro­va vicina di scrivania, e presto preci­pita nella rete gravitazionale di Grace, che più conosce, e più diventa un mi­stero. Grace ha ovviamente qualcosa di spezzato e questo non fa che attira­re Henry, convinto di poterle ridona­re quel sorriso che fino a pochi mesi prima la accompagnava ovunque. Ma forse il Grande Amore è più amaro di quanto i romantici credano.

KRYSTAL SUTHERLAND è nata e cresciuta a Townsville, in Australia. Dopo il diploma, ha vissuto a Sydney, Amsterdam e Hong Kong. I nostri cuori chimici è il suo primo romanzo. krystalsutherland.com

Frasi sottolineate

t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima.

Non è strano che ogni volta che qualcuno ti chiede di descriverti, la mente si svuota? Dovrebbe essere la cosa più semplice del mondo parlarne- voglio dire, si tratta di te-, eppure non è così.

è così che si conosce qualcuno. Giudicandolo.

Avevo sempre l'ansia da palcoscenico quando stavo con lei, il mio cervello si trasformava in una buca enorme da cui non riuscivo a cavare pensieri utili per salvarmi.

"Potrei andare a casa scriverti un saggio sul perché non ho mai avuto una ragazza, e sarebbe fantastico. Ma io... diciamo che faccio abbastanza schifo a raccontare le storie quando non sono su carta." "Quindi tu prepari tutto? Filtri tutto?" "Detto così suona deprimente, ma sì. Credo." "Be', sbagli. Perdi l'elemento grezzo, la verità di chi sei, se passi prima tutto al setaccio."

Voglio quello che hanno i miei genitori. Un amore straordinario.

Guarda lassù, e dimmi sinceramente se credi che le nostre esistenze siano qualcosa di più di una ridicola cascata di occasioni fortuite. Una nuvola di polvere e gas che forma il nostro pianeta, una reazione chimica crea la vita, e poi tutti i nostri antenati delle caverne vivono abbastanza a lungo per scoparsi a vicenda prima di morire di morti atroci. L'universo non è quel luogo magico che le persone amano dipingere. è di una bellezza straziante, ma non c'è magia là, solo scienza.

"Sentirsi insignificante non è esattamente una gran cura per l'infelicità." "Lo è eccome, invece. Quando alzo gli occhi verso il cielo notturno, mi ricordo di non essere altro che cenere di stelle morte da tempo. Un essere umano è una collezione di atomi che si riunisce in uno schema ordinato per un breve periodo di tempo e poi si separa di nuovo. Il mio essere tanto piccola mi conforta."

"La cosa migliore che l'universo ci ha mai dato è la sicurezza che verremo tutti dimenticati."

"Ci viene donato un breve barlume di consapevolezza con cui fare ciò che vogliamo e che poi restituiamo all'universo."

"Perché non ho mai capito che ci si può innamorare degli esseri umani come ci si innamora delle canzoni. La melodia all'inizio non ti dice niente, non la riconosci, ma presto si trasforma in una sinfonia incisa sulla pelle, un inno nel reticolo delle vene, un'armonia cucita nella fodera della tua anima."

" Perché il fatto che ti piaccia qualcuno sembra costituire un mucchio di problemi. Il tuo cervello si riscalda, gli ingranaggi nella mente stridono finché tutto l'olio dei tuoi pensieri prende fuoco. Le fiamme si diffondono al petto, annerendo i polmoni e trasformando il cuore in cenere incandescente. E poi quando pensi che il fuoco abbia bruciato tutto tranne lo scheletro, la scintilla sfugge dalle ossa per sacrificare non solo la pelle, ma tutta la vita."

In quel momento capì che Grace Town era una scheggia di vetro con cui avrei continuato a ferirmi.

Grace era la mia droga preferita, e quella sera lo spacciatore stava distribuendo dosi gratis.

Le persone sono perfette quando di loro rimane solo il ricordo.

Le storie con un lieto fine sono storie non ancora finite.

Le persone non hanno anime gemelle. Le persone si creano la loro anima gemella.

Sei una straordinaria collezione di atomi Hanry Page.

L'unica cosa che anestetizza il dolore è il tempo, che ti riempie la testa di nuovi ricordi, infilando un cuneo tra te e la tragedia.

Copertina originale

Estratto

PER MOLTO TEMPO ho pensato che il momento in cui si incontra il grande amore della nostra vita dovesse somigliare alla scena di un film. Be’, non proprio uguale, ovviamente, con la sequenza al rallentatore, il vento che soffia tra i capelli e la musica a salire piano piano, ma credevo che almeno sarebbe successo qualcosa, capite? Il cuore che si ferma per un istante. L’anima che sussulta perché una voce dentro ti dice: «Merda! Eccola. Finalmente, dopo tutto questo Town arrivò con dieci minuti di ritardo alla lezione pomeridiana di teatro tenuta da Mrs Beady, non accadde nulla di tutto ciò. Grace era il genere di persona che si faceva notare in qualunque stanza entrasse, ma non per quel tipo di ragioni che suscitano un sentimento immediato ed eterno. Era alta nella media, di corporatura nella media, carina nella media, tutte cose che avrebbero dovuto facilitarle l’integrazione in un nuovo liceo senza la teatrale simbologia che di solito accompagna le storie di questo tipo. Ma tre cose in lei saltavano subito all’occhio, prima che la sua ordinarietà arrivasse a salvarla: 1. Grace indossava abiti da ragazzo dalla testa ai piedi. Non parlo dello stile da maschiaccio tipico delle skater, ma di veri e propri vestiti da ragazzo troppo grandi per lei: i jeans che in teoria avrebbero dovuto essere aderenti erano tenuti su ai fianchi da una cintura. Nonostante fosse solo metà settembre, indossava maglione, camicia a quadri e berretto di lana, e una collanina di cuoio con un ciondolo a forma di ancora. 2. Grace non era l’immagine della pulizia né della salute. Voglio dire, ho visto drogati più in forma di lei quella mattina. (In realtà non ho visto tutti questi drogati, ma ho guardato The Wire e Breaking Bad , che non è poco.) I capelli, biondi, erano spettinati e tagliati male, la pelle era giallognola, e sono abbastanza sicuro che se quel giorno l’avessi annusata, avrei scoperto che puzzava. 3. Se tutto questo non fosse bastato per compromettere le sue possibilità di integrazione in un nuovo liceo, Grace Town camminava con un bastone. È andata così. Così l’ho vista la prima volta. Niente scena al rallentatore, niente brezza, niente colonna sonora, e sicuramente nessun tuffo al cuore. Grace entrò zoppicando con dieci minuti di ritardo, in silenzio, come se fosse a casa sua, come se fosse nella nostra classe da anni, e forse perché era nuova, o perché era strana, o perché all’insegnante bastò osservarla per capire che una piccola parte della sua anima era incrinata, Mrs Beady non disse niente. a nessuno per l’intera lezione. Io la guardai altre due volte, ma alla fine dell’ora mi ero dimenticato della sua presenza, e lei scivolò fuori senza che nessuno la notasse. Insomma, non è certo la storia di un amore a prima vista. Ma è una storia d’amore. Be’. Una specie.


LA PRIMA SETTIMANA dell’ultimo anno, quando Grace Town non aveva ancora fatto la sua improvvisa comparsa, era trascorsa tranquilla, per quanto possibile in una scuola superiore. Fino a quel momento c’erano stati solo tre scandali minori: uno studente di terza era stato sospeso per aver fumato nel bagno delle ragazze (se vuoi farti sospendere per qualcosa, almeno evita di scadere nel cliché), un anonimo sospetto aveva caricato su YouTube il video di una zuffa nel una malattia sessualmente trasmissibile dopo aver fatto sesso non protetto con la stessa ragazza (questa, cari lettori, vorrei essermela inventata). La mia vita era rimasta come sempre del tutto estranea agli scandali. Avevo diciassette anni, ed ero un ragazzo strano, allampanato, il tipo che potresti scritturare per la parte di un giovane Keanu Reeves se avessi già speso buona parte del tuo budget per una pessima animazione in CGI e il servizio di catering per la troupe. Non avevo mai fumato una sigaretta neanche in maniera passiva e nessuno, grazie a Dio, mi aveva proposto un rapporto sessuale senza profilattico. Avevo i capelli neri, che tenevo lunghi fino alle spalle, e avevo sviluppato una certa predilezione per il giaccone sportivo che mio padre usava negli anni Ottanta. Ero un incrocio, possiamo dire, tra una Summer Glau in versione maschile e il Piton di Harry Potter . Togli il naso adunco, aggiungi le lentiggini, et voilà : la ricetta perfetta per ottenere me, Henry Isaac Page. A quel tempo non mi interessavano molto nemmeno le ragazze (o i ragazzi, in caso ve lo stiate chiedendo). I miei amici entravano e uscivano da drammatiche relazioni adolescenziali da ormai quasi cinque anni, e io invece dovevo ancora prendermi una vera cotta. Certo, all’asilo c’era stata Abigail Turner (l’avevo baciata sulla guancia quando non se l’aspettava; dopo, la nostra relazione si era guastata in fretta) e alle elementari mi ero fissato con l’idea di sposare Sophi Zhou, ma dopo essere entrato nella pubertà mi era scattato dentro una sorta di interruttore, e invece di diventare un mostro del sesso guidato dal testosterone come molti miei compagni di scuola, non ero riuscito a trovare nessuno che volessi nella mia vita da quel punto di vista. Ero felice di concentrarmi sulla scuola e sui voti che mi servivano per entrare in un’università semidecorosa, e questo è probabilmente il motivo per cui non ripensai a Grace Town per almeno un paio di giorni. E forse non lo avrei mai più fatto se non fosse intervenuto Mr Alistair Hink, l’insegnante di inglese. che non sarebbe stata così evidente se non avesse insistito a indossare ogni giorno dolcevita neri, il cui colore sottolineava bene la fine polvere bianca sulle spalle, tipo neve sull’asfalto. Considerando l’assenza di anelli alla mano sinistra, non era sposato, e questo probabilmente era legato alla forfora e al fatto che somigliava incredibilmente a Kip, il fratello dello sfigato televisivo Napoleon Dynamite. Hink aveva anche una profonda passione per la lingua inglese, al punto che una volta, quando la lezione di matematica finì cinque minuti in ritardo, intaccando così quella di inglese, Hink chiamò l’insegnante di matematica, Mr Hotchkiss, e gli fece la predica dicendo che le materie umanistiche non erano meno importanti della sua. Molti studenti risero alle sue spalle – erano per lo più destinati a carriere nel campo dell’ingegneria, della scienza o del servizio clienti, immagino – ma a ripensarci, quel pomeriggio nella nostra soffocante aula di inglese rappresenta il momento in cui mi innamorai dell’idea di diventare uno scrittore. Sono sempre stato bravino a scrivere, a mettere insieme le parole. Alcune persone nascono con l’orecchio musicale, altre con un talento per il disegno, altre ancora – persone come me, suppongo – hanno un radar interiore che indica loro dove far cadere una virgola in una frase. L’intuito per la grammatica non è forse il più elettrizzante dei superpoteri, ma mi aveva portato da Mr Hink, che si dà il caso fosse il responsabile del giornale della scuola, a cui avevo lavorato dal secondo anno nella speranza di diventarne un giorno il caporedattore. Eravamo più o meno a metà della lezione di teatro del giovedì pomeriggio di quella seconda settimana di scuola quando il telefono squillò. Mrs Beady rispose. Dopo aver parlato per un paio di minuti, disse: «Henry, Grace. Mr Hink vorrebbe vedervi nel suo ufficio dopo la scuola». (La Beady e Hink sono sempre stati amici. Due anime nate nel secolo sbagliato, quando il mondo amava farsi beffe delle persone ancora convinte che coda dell’occhio notai che mi stava fissando dal fondo dell’aula. Di solito quando ti convocano nell’ufficio di un insegnante dopo la scuola, sei portato a ipotizzare il peggio ma, come ho detto, io ero tragicamente escluso dagli scandali. Sapevo (o speravo di sapere) perché Hink volesse vedermi. Grace frequentava la Westland High da appena due giorni, non abbastanza per aver passato la tricomoniasi a qualcuno e/o aver fatto circolare video di zuffe dopo la scuola (anche se usava un bastone e sembrava molto arrabbiata). Perché invece Mr Hink volesse vedere Grace era – come molto altro che la riguardava – un mistero...


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