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La bustina di Minerva - Umberto Eco

La Bustina di Minerva è una rubrica iniziata sull’ultima pagina dell’“Espresso” nel marzo 1985 e continata con regolarità settimanale sino al marzo 1998, quando è diventata quindicinale.

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Quindi, anche considerando qualche settimana di sciopero e qualche numero doppio per Natale e Capodanno insieme, le Bustine dovrebbero essere ormai seicentosettanta o giù di lì. Una serie, con il titolo “Istruzioni per l’uso”, era stata pubblicata nel 1990 su Il secondo diario minimo. Ne restavano abbastanza, anche lavorando sull’ultimo decennio, per selezionare quelle che qui ora appaiono, e che spaziano da riflessioni sui problemi del mondo contemporaneo, alla società italiana, alla stampa, al destino del libro nell’era di Internet, sino ad alcune caute previsioni sul terzo Millenio e a una serie di “divertimenti” o raccontini. La raccolta dà il senso della rubrica che, come vuole il titolo, intendeva raccogliere quegli appunti occasionali e spesso extravaganti che talora si annotano nella parte interna di quelle bustine di fiammiferi che si chiamano appunto Minerva. Molti di questi pezzi hanno trovato polemiche, altri sono stati usati da insegnanti nelle scuole, quasi tutti hanno dato luogo a migliaia di lettere da parte dei lettori (che andavano dal consenso al consiglio e all’insulto). Sulle Bustine pubblicate dal 1985 al 1994 è stata anche scritta una tesi di laurea, discussa da Joseph Cadeddu a Paris X. Benché volutamente occasionali e disposte a vistosi salti di registro, dal comico al tragico, queste Bustine raccontano la nostra storia degli ultimi anni

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